Bau-sete!

 

Bau-sete!  per far paura ai bambini, ma solo per scherzo.

Luigi Meneghello, Bau-sete!

Bau-sete! di Luigi Meneghello  

 

Se uno volesse analizzare la situazione italiana nell’immediato dopoguerra degli anni ’40 nei vari aspetti politici sociali economici culturali e perfino antropologici, Bau-sete! è il libro ideale, più di qualsiasi saggio.

Meneghello spiega il titolo alla fine del libro, o meglio, ci fa capire perché ha intitolato così questa sua opera: «Una mattina di Pasqua: il suo titolo nel discorso delle zie trasognate era “Pascua di Resurressione”, e una cosa così andrebbe bene anche a me, mi piacerebbe risorgere, spuntare all’improvviso da un cassone di pietra, bandiera alla mano, e fare bau-sete!».

Quasi quasi ci si aspetta che salti fuori a cavallo di una motocicletta a tutta velocità. La velocità e la caduta ricorrono spesso in queste pagine che si possono considerare la continuazione de I piccoli maestri.  Quella che ritroviamo in Bau-sete! è la stessa gioventù:  ragazzi che conservano ancora la vitalità e lo slancio della lotta che hanno appena lasciato, ma che sono disorientati e poi, con il trascorrere del tempo sempre più delusi per il dileguarsi delle speranze, dei progetti, dei cambiamenti che si aspettavano.

Il professor Luigi, Meneghello che viene dall’Inghilterra, osserva con ironia, ma anche con partecipazione, il  ragazzo Luigi Meneghello che dopo la fine della guerra si dà da fare per creare qualcosa: un’attività, un partito nuovo, un’Italia nuova, un mondo nuovo, una società migliore; perché avrebbero lottato altrimenti?

«Non vidi niente, mi ero scordato gli effetti della guerra, non c’erano cartelli, Qui finisce la strada, Attenti all’Astico, Pendenza del 100%»: l’inizio del romanzo è quasi un’allegoria;  il giovane Meneghello  e l’amico Lelio su una DKW sotto una fitta pioggia, di notte, filano “come in trance verso il ponte sull’Astico”. Ma il ponte non c’è più. Un bel cozzo contro un mucchio di ghiaia, soccorsi, ospedale. Grandi risate per effetto della grappa bevuta dopo l’incidente, ma anche prima,  per combattere il freddo e l’umidità.
I due amici venivano dall’Altopiano, dove avevano girato tutto il giorno  «…non si sa se per ritrovare le cose di lassù, o per separarci da loro, lasciarle per sempre».
Con queste immagini così vive l’autore  ci fa percepire i sentimenti di questi giovani usciti dalla lotta partigiana, felici che la guerra e il fascismo siano finiti, ancora incerti sul futuro, pieni di speranze, ma anche  molto disorientati. La motocicletta è il simbolo del loro andare, tutto il libro è percorso da questi vortiginosi viaggi.
Meneghello dice io, ma si capisce che parla di tutta una generazione: «… il dopoguerra per me è punteggiato di scontri, cadute, slittate, discese nei fossi, perdite di amici e parenti». E poi definisce quali siano “i caratteri di quella stagione”: «… il senso di interruzioni improvvise, di andare ogni tanto a sbattere addosso a qualcosa, di venire fermati; o il senso (tutto diverso) di vagabondare, di percorrere spazio, diretti in qualche parte che forse non c’è…».

Bau-sète! è un romanzo costruito attraverso le immagini, “frammenti alla rinfusa” dice l’autore. In ognuno di questi fotogrammi Meneghello cerca di catturare il DNA del reale, quell’elemento originario che genera la realtà. E da cui nascono anche le riflessioni su quella realtà.
Troviamo le ‘foto’ dei festeggiamenti dopo la liberazione, ubriacature vere e metaforiche, di felicità e speranze («Le feste e le celebrazioni punteggiano l’intero periodo del dopoguerra, a partire dal primo giorno.»); e in mezzo l’amarezza nel constatare la presenza di molti sedicenti antifascisti del momento, mai visti prima di allora.
Arriva anche il momento della resa dei conti: «Noi, io e i miei amici, avevamo idee semplici e chiare sul trattamento dei collaborazionisti e soprattutto dei militari di Salò: massima severità, massima legalità, assoluta correttezza, esecuzioni sommarie neanche parlarne».
Arriva poi la triste ricerca del destino dei morti, degli scomparsi. Il resoconto è asciutto, antiretorico, anche quando si tratta di una persona così importante per Meneghello come Giuriolo, il capitano Toni: «Antonio era morto, in forma esemplare si dà il caso, quattro o cinque mesi prima, in un piccolo combattimento vero». Insensibilità? No, è l’intento di sottrarre alla retorica ufficiale una stagione che le celebrazioni consegnano al freddo dei monumenti e, in fondo, all’insignificanza. Basta confrontare le parole dello scrittore su Antonio Giuriolo, in questo e in altri suoi scritti,  con le frasi altisonanti nella motivazione della massima ricompensa al valore per capire dove sta la vitalità di un’esperienza :

“Tra i primi ad impugnare le armi contro i nazifascisti con i pochi partigiani della montagna e, successivamente, organizzando vari reparti combattenti, partecipava ad epiche azioni di guerriglia e sabotaggio, distinguendosi per indomito valore e competenza. Nominato comandante di distaccamento e poi di brigata partigiana, guidava il reparto in valorosi combattimenti, infliggendo al nemico gravissime perdite e catturando prigionieri e ingente bottino di guerra. Alla testa dei suoi uomini contribuiva validamente alla liberazione di largo territorio dell’alta Toscana, rifulgendo per tanto eroismo e capacità di comando, che gli Alleati vollero il suo reparto affiancato alle loro forze di avanguardia, con le quali conquistava arditamente il caposaldo di Monte Belvedere. Durante il combattimento per l’occupazione della piazzaforte di Corona, teneva da solo testa ad un contrattacco nemico, nel nobile intento di proteggere il trasporto di feriti. Colpito a morte, chiudeva nel bacio della gloria la sua ammirevole vita. Esempio luminoso di eccezionale ardimento e di generoso altruismo”.
Parole sacrosante, ma più per una tomba.

Altro passaggio verso la disillusione è il racconto degli sforzi per cambiare l’Italia attraverso il Partito d’Azione; sforzi fallimentari per la distanza tra un popolo politicamente arretrato e un partito elitario composto essenzialmente da studenti ed intellettuali, ma anche per natura stessa della società italiana e per le divisioni degli schieramenti politici.
«… l’animosità, in politica, è inversamente proporzionale alla distanza, e massima tra i vicinissimi». «…l’Italia è il paese dei reazionari, neri di sottana o di camicia: sono tristi fatti della natura».
C’è il tema del fervore caotico e cialtronesco di impiantare una qualche attività per “far soldi” destinata per lo più a finire nel nulla.
Il trapianto di parole, ora colte e tratte da poesie note, ora in inglese, in contesti “dialettali”, se da un lato ci inducono al riso e ci disorientano, dall’altro riflettono la contrapposizione di mondi diversi e aprono lo sguardo su orizzonti più larghi; anche questo è un modo di sfuggire ad un ambiente chiuso e provinciale.
Arretratezza da una parte, ma anche impreparazione dall’altra; Meneghello si chiede che cosa ne sapesse lui dell’Italia a metà degli anni ’40; confessa la sua conoscenza limitata al “piccolo paesaggio che si sarebbe veduto andando a spiare (verso l’interno) per il buco delle [sue] pupille”, un “teatrino domestico e paesano”; eppure qualche idea di un mondo più moderno ed aperto gli era balenata. Così, da tanti frammenti, viene delineandosi una strada che piano piano porta alla conclusione. Il volo verso l’Inghilterra. «Tra i giovani e anche qualcuno dei meno giovani serpeggiavano però impulsi di rinnovamento, il miraggio dell’emigrazione».
Di questo volo c’è traccia nell’uso degli inserti linguistici, sempre meno termini in dialetto sempre più espressioni inglesi. Ma il “dispatriato” che comincia il suo addio con una citazione dal Poem in October di Dylan Thomas (“It was my thirtieth year to haven…”) si guarda indietro e si chiede:
«Ero agli anni venti e qualcosa sulla strada del Cielo, quando mi venne l’idea di lasciare il comodo ramo su cui stavo appollaiato e dire addio agli amici, e perché?». Forse per balzar fuori all’improvviso gridando bau-sete! alla gente d’oltralpe che diceva «Come sono belli gli Italiani!»

condividi!
  • Print
  • Facebook
  • Twitter
  • RSS
Questa voce è stata pubblicata in romanzi e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.