Jane Eyre
Brontë Charlotte
Traduzione di Lamberti L.
Einaudi, 2008
Jane Eyre è la classica eroina romantica; non le manca nulla: bambina infelice e poco amata, anzi mal sopportata da parenti alteri; adolescente povera avvezza a vivere della carità altrui; ragazza intelligente e decisa a realizzare se stessa con le proprie forze con la propria volontà e grazie alla propria intelligenza vivida; giovane donna che ha saputo trasformare la rabbia per le umiliazioni subite dal suo vivace orgoglio in equilibrata consapevolezza di sé; donna appassionata, ma decisa a mantenere la propria rettitudine a prezzo di eroici sacrifici… La storia è nota, ma riesce comunque ad avvincere il lettore, che aspetta con ansia la felice conclusione e la ricompensa meritata per tanta sofferenza patita.
Il racconto procede seguendo le trasformazioni che si operano nell’animo di Jane Eyre, trasformazioni costantemente commentate dalla protagonista che narra in prima persona; tutto ciò che le succede, tutte le gioie, tutti i dolori che deve affrontare, ci vengono descritti con quella passione ardente che ci conquista e ci fa partecipare ad un mondo in cui è più importante quel che succede dentro il cuore che gli avvenimenti di ogni giorno.
Ingenuo sentimentalismo? Forse. Ma che sollievo per lo spirito questa profondità di sentire per noi postmoderni avvelenati dal cinismo! È come riscoprire un linguaggio dimenticato, quello delle emozioni, delle riflessioni che portano a scandagliare le ragioni dello spirito e a pensare agli ideali che illuminano l’esistenza.
Ingenuità, senza dubbio, ma non stupidità, anzi vera comprensione delle radici dell’esistenza e dei valori importanti. Un balsamo, dunque.
È un romanzo di formazione e molto autobiografico; anche se tanto tempo è passato da quando è stato scritto (nel 1847), non se ne avverte l’obsolescenza; attuale, come tutte le autentiche ricerche di se stessi, eterno, perché umanissimo, al di là di mode e costumi che mutano.