Maigret a New York

Georges Simenon
Maigret a New York
Traduzione di Emma Bas
Adelphi 2000

Il commissario è ormai ex, perché è in pensione e come tutti i bravi pensionati, ritiratosi a Meung, gioca a carte e cura l’orto. Ma c’è un figlio qui in Francia che è preoccupato per il padre che sta a New York e si rivolge a Maigret. Così il pensionato lascia le sue tranquille occupazioni e attraversa l’Atlantico.
Come spesso gli succedeva nel pieno delle sue funzioni, in questo ambiente a lui estraneo trova ostilità e chiusure, anche se il collega americano O’Brien lo aiuterà con simpatia.
Quando arriva Maigret in un luogo tutto  si adatta alle sue abitudini e diventa francese, perfino New York può sembrare Parigi. Dopo un primo moto di ripulsa verso la grande città – anche il suo inglese zoppica alquanto -, scopre una dimensione diversa («Per la prima volta da quando era sbarcato a New York, al risveglio vide qualche piccola striscia di sole – un sole davvero primaverile – che penetrava nella camera e in bagno. Proprio per questo aveva appeso lo specchio alla maniglia della finestra, e lì si stava facendo la barba, come nella sua casa di Parigi… Le grandi città, in fondo, sono tutte uguali. E New York, benché certa letteratura la rappresentasse come una sorta di mostruosa macchina tritauomini, non faceva eccezione»).
A New York Maigret porta tutto se stesso, soprattutto il fastidio profondo verso i delitti che coinvolgono le persone deboli ed indifese: «… dopo oltre trent’anni di polizia durante i quali aveva visto nefandezze e vigliaccate di ogni genere, davanti a certe azioni era ancora capace di indignarsi come il primo giorno.»
E qui ha a che fare con persone che magari non pagheranno mai per le loro azioni, che non sono penalmente rilevanti, ma che si rivelano degli esseri spregevoli. E la pietà per il colpevole-vittima, che comunque non è mai ignobile,  lo porta a preferire la compassione umana al trionfo di una giustizia da contabile; l’altra faccia della medaglia è il disprezzo per chi è il vero colpevole di tutto, ma è anche un vigliacco che si sottrae ad ogni punizione perché la sua colpa é “solo” morale.
Il compenso di Maigret per il suo lavoro?
«” Prego inviare grammofono”.
E fu tutto quello che gli rimase, a parte qualche cent, del suo viaggio a New York.»
Il romanzo “Maigret à New-York” è stato scritto e pubblicato tra il 1946 e il 1947 negli Stati Uniti, dove Simenon, a dispetto del suo personaggio, si è subito trovato benissimo, con tanto di avvocato, agente letterario, editore e… una nuova relazione amorosa.

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