zie

Georges Simenon
Le zie

traduzione di Francesco Rigamonti
Oscar Mondadori 1969

Due zie misteriose.

Montilly, un paese di mare nella sonnolenza della provincia francese; due donne che da sole dirigono una fattoria e un allevamento di cozze, un nipote giovane, bravo lavoratore, spensierato nei divertimenti, ammirato dalle ragazze mentre scorazza per il paese sulla moto adorata.

Un mondo tranquillo, monotono, scandito da giorni sempre uguali, finché Marthe rivela a Jean, questo giovanotto-bambinone-lucedegliocchi delle zie, di essere rimasta incinta. Questo l’incipit di una storia che diventa sempre più cupa e disperata proprio nell’assenza di vera capacità di disperazione, perché tutto ha il lento trascorrere della marea che a ritmi regolari fa emergere il fondo e poi lo ricopre, continuamente, continuamente…
Jean prende coscienza a poco a poco che quel «villaggio in cui viveva, quel villaggio immobile, dove ciascuno aveva un posto preciso», poteva nascondere segreti inconfessabili, tali da giustificare ricatti e forse crimini. Ci arriva un po’ alla volta: così sempre più chiaramente si rende conto come «tutto ciò che fino a quel momento si era dimostrato innocuo, indifferente o addirittura benevolo, improvvisamente si rivelasse ostile». E capisce anche che la sua vita è sempre stata regolata da quelle due “misteriose zie”, che lo trattano da bambino, che lo amano e lo proteggono, che non lo lasciano crescere; due zie  che a poco si trasformano in due arpie (così le considerano alcuni in paese).
Quel vago desiderio di una vita diversa, più libera, un po’ più varia rispetto allo scandire inesorabile delle ore ordinatamente divise tra lavoro, famiglia, riposo, sempre uguali in giornate sempre uguali, si scontra con il tranquillo potere di quelle due donne che non impongono nulla, ma agiscono con la serena coscienza di rimettere tutto a posto. Forse per amore della quiete, o per incapacità di vivere, o semplicemente per ottusità, Jean si adatterà al destino che altri gli hanno costruito.

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