J.G.Ballard
Il mondo sommerso
Traduzione di Stefano Massaron
Feltrinelli 2007
Kerans fa parte di una squadra di ricercatori che, sotto la guida del colonello Riggs, perlustra ciò che resta di intere città sommerse in seguito a cataclismi che hanno sconvolto il clima, producendo un innalzamento delle temperature con scioglimento di ghiacci e progressivo allagamento di tutto il pianeta. L’umanità è stata decimata, coloro che sono sopravvissuti sono psicopatici, malnutriti, contaminati. Kerans, convinto della propria prossima fine, è anche consapevole che per l’umanità non può esserci salvezza: l’estinzione è il destino ineludibile; si dirige quindi verso sud per sprofondare in un ambiente sempre più invivibile, in un mondo primitivo e selvaggio, quasi un ritorno alle origini della specie: “L’albero genealogico dell’umanità si stava sistematicamente potando da solo, risalendo apparentemente alle radici e sarebbe giunto un momento in cui un secondo Adamo e una seconda Eva si sarebbero ritrovati soli in un nuovo Eden”. Forse.
Tema interessante e denso di implicazioni, ma il racconto è frenato da numerose considerazioni filosofiche che non riescono a conglobarsi in modo convincente alla narrazione.