Amore colpevole

Sof’ja Tolstaja
Amore colpevole
A proposito della «Sonata a Kreutzer» di Lev Tolstoj
Traduzione di Nadia Cicognini
La Tartaruga edizioni 2009

La Tolstaja è una scrittrice di talento offuscata, con il suo consenso, dalla genialità del marito. In questo breve romanzo (seguito da una altrettanto breve autobiografia, assai interessante per capire, anche, l’uomo Lev Tolstoj) la protagonista è Anna (una sorellina della Karenina?), giovane bellissima dalle nobili aspirazioni che si trova sposata ad un uomo che vede in lei solo l’appagamento dei suoi desideri e che la rende del tutto infelice non comprendendone la profondità spirituale.
Anna rimarrà a tutti costi fedele e sottomessa al suo distruttore, mentre dentro di sé non può far altro che pensare:«Possibile che sia tutta qui la nostra vocazione femminile? – pensava Anna. -Mettere il proprio corpo a disposizione di un neonato e poi di un marito? Per sempre! Ma dov’è finita la mia vita? Dov’è finito il mio io? Quell’io autentico che una volta aspirava a elev arsi e a servire Dio e i propri ideali? Stanca, sfinita, soccombo. Non ho una vita mia, né terrena né spirituale. Eppure Dio mi ha dato tutto: salute, forza, doti… e persino felicità. Perché dunque mi sento così infelice?».
Leggendo l’autobiografia di Sof’ja si può immaginare che potessero, talvolta, essere simili i suoi pensieri, specialmente quando il grande marito, sconvolto da crisi esistenziali, le inflisse immeritati dolori, lasciandola, alla fine, per andarsene lontano da lei a morire.
Dopo aver letto il romanzo di Parini, L’ultima stazione, è utile sentire anche la voce di Sof’ja, per capire le sue ragioni e, direi, renderle giustizia.

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