Miti romani

Miti romani
Licia Ferro e Maria Monteleone
con un saggio di Maurizio Bettini
Einaudi 2010

 
Dimentichiamo i miti greci: si respira un’aria decisamente diversa; qui prevalgono la religiosità, l’austerità, il buon esempio e… tanta superstizione.
Qui gli eroi sono tutti pervasi dal senso del dovere e dall’amor di patria; l’ individualismo è subordinato al bene comune, che è il parametro per giudicare ogni persona, uomo o donna, nobile o plebeo, buono o cattivo, e che costituisce il criterio per dividere il buon esempio da seguire e il cattivo esempio (che pur è narrato) da rifuggire.
Qui si può rivisitare la romanità attraverso il racconto dell’origine delle festività e dei nomi dei luoghi; non solo, ma possiamo anche recuperare le radici di tanti pregiudizi consolidati nel tempo, ed ancora possiamo ripercorrere la strada di molte nostre abitudini, credenze, modi di dire.
É questo, io credo, il fascino del libro: parla di noi, quasi un’ autobiografia; molti aspetti della liturgia cristiana, che – credenti o non credenti – permea la nostra cultura e la nostra forma mentis, sono mutuati da antiche credenze dei Romani.
C’è da aggiungere che è una lettura molto piacevole, perché è un libro di favole, anzi di “fabulae”. Così ci spiega la complessa questione M.Bettini nell’introduzione, che,  dopo un’illuminante analisi su che cosa si possa intendere con il termine mito e sul problema dell’esistenza o meno di miti propriamente romani, scrive di questi racconti: «Essi sono infatti costituiti da fabulae… Storie che hanno dalla loro l’autorevolezza della tradizione e, nello stesso tempo, l’aura che promana dalla loro natura di finzione».

 
Sintesi:

– Nell’introduzione M.Bettini si sofferma prima sulla questione della mancanza di miti propriamente detti (cioè alla maniera dei Greci) nella cultura romana; traccia poi una breve storia del concetto di mito e, passando per una disanima degli studi di Malinowski sulle culture degli arcipelaghi della Melanesia, illustra il significato del racconto “mitico” nella tradizione romana.
-I.Il tempo dei Fauni e degli Aborigeni: i primordia. Si raccontano gli inizi e le narrazioni relative alle dività propriamente romane come Giano Saturno Carna Vertumno Pomona Pico Fauno…
-II.La fondazione della stirpe. Si parla di Enea, Romolo e Remo, Alba Longa.
-III.La fondazione della città e del popolo. Sono i primi passi di Roma, iniziati con una lotta fratricida e continuati sotto la guida di Romolo, segnati dalle vicende del ratto delle Sabine, del tradimento di Tarpeia, del formarsi del popolo dei Quiriti, della morte di Tito Tazio ed infine della divinizzazione di Romolo.
-IV.La fondazione delle istituzioni. Tutte le vicende legate ai re di Roma, da Numa Pompilio a Tarquinio il Superbo.
-V.La fondazione dei «mores» degli antenati. Ritroviamo tanti eroi molto famosi (Orazio Coclite, Muzio Scevola, Clelia, Coriolano, Furio Camillo, …) e altri meno conosciuti.

 

Le autrici:

LICIA FERRO: dottore di ricerca in Antropologia del mondo antico all’Università di Siena e docente di latino e greco nei Licei. Studia la pragmatica della comunicazione nell’antica Roma.
MARIA MONTELEONE: dottore di ricerca in Antropologia del mondo antico all’Università di Siena. Studia i meccanismi sociali e religiosi (in particolare i riti di giuramento) nella Roma arcaica nell’ottica della pragmatica linguistica.

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