Sorolla. Giardini di luce.

SOROLLA. Giardini di luce
Palazzo dei Diamanti – Ferrara
17 marzo – 17 giugno

 

Ingredienti: Andalusia, colori, luce; mescolate il tutto in salsa impressionista (anzi, luminista) e otterrete un incanto.
Confesso che non conoscevo affatto questo assai prolifico (2200 opere) pittore. Viene considerato uno dei massimi artisti nella Spagna dei primi anni del Novecento. Nato a Valencia nel 1863, dopo una prima formazione in patria, si è perfezionato a Roma e a Parigi, è morto relativamente giovane, nel 1923, ma ha fatto in tempo a produrre moltissimo ed anche ad avere un notevole successo, in patria e all’estero ( a New York ha realizzato quattordici giganteschi murales).
Eccellente ritrattista.
La mostra si concentra  sulla produzione nel periodo della sua maturità artistica (1908-1918) e ha come fulcro il soggiorno del pittore in Andalusia.
Ricordo che una delle emozioni più vive che io abbia vissuto è stata a Granada in una sera di maggio, mentre da una terrazza dell’Albaicin ammiravo nell’imbrunire il riflesso del tramonto sulle mura dell’Alhambra, e là, in fondo, lo scenario della Sierra Nevada tinta di rosa. Pensavo che sarebbe stato bello poter fermare per sempre quell’emozione. Allora non conoscevo la pittura di Sorolla.
Alla mostra, alcune opere riproducono quella meraviglia.
E poi i giardini, pieni di riflessi, e le acque nei giardini. La luce polverizza la materia, la riduce ad uno sfavillio colorato. Più ci si avvicina al quadro e più tutto si scompone in macchie più o meno chiare, in cui ci si immerge e ci si perde, senza nulla riconoscere, ma felici di questo annegamento nel colore e nella luce. Più ci si allontana dall’opera, e più ogni soggetto riacquista la propria essenza, senza perdere di levità. E il quadro diventa profondo, con una prospettiva verso l’infinito.
Certo, la lezione impressionista, ma coniugata al calore del sud e del Mediterraneo.
Nell’ultima sala due tele bellissime, a mio gusto. Un vaso pieno di rose bianche che spiccano su uno sfondo arancione. Alla parete vicina,  l’altra tela, grande: una donna in piedi sorseggia una tazza di tè; le linee sono essenziali, i colori raffinati, un mondo sorridente e garbato. E intanto, in Europa, l’orrore della Prima Guerra mondiale.

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