Tracce d’amore

ZHang Ailing
Tracce d’amore
Traduzione dal cinese di Maria Gottardo e Monica Morzenti
BUR 2011

«Una scrittrice che sa leggere l’irrazionalità del sesso e delle emozioni, e l’umana capacità di ricondurli all’insostenibile ragionevolezza del vivere» (Nicoletta Pesaro, il manifesto). Weilong, nel primo racconto “Incenso d’aloe”, e Dunfeng, nel secondo “Tracce d’amore”, sono due donne che si arrendono, si rassegnano a pagare un prezzo proprio perché sono ragionevoli, sono, paradossalmente, delle eroine nella loro ragionevolezza che dovrebbe essere l’antitesi dell’eroismo.
La prima, ragazza innocente rimasta nella casa della zia a Hong Kong, mentre la sua famiglia, austera, ritorna nella natia Shanghai, si perde in un’atmosfera simile a quella de “Il grande Gatsby”, dove amarezza e disperazione si nascondono sotto la superficialità e noncuranza di persone esclusivamente dedite a ballare, flirtare, frequentare ricevimenti, correre su macchine veloci, perdutamente, dritte verso la solitudine e l’infelicità, perché l’incapacità di relazioni profonde cancella ogni possibile salvezza.
In questo ambiente ogni innocenza è calpestata dal cinismo, spazzata via dalla rassegnazione e dalla rinuncia ai propri sogni.
L’epoca è quella degli Anni Trenta, quando, appunto, ogni “velocità” e divertimento corrono precipitosamente nel baratro della Seconda Guerra Mondiale, che segna in modo definitivo la fine dell’innocenza.
Il secondo racconto, più breve, è ambientato durante la guerra: ce lo dicono alcuni cenni sul razionamento dei viveri e sull’impossibilità a viaggiare liberamente. Dunfeng non è una ragazza, è donna matura e senza più illusioni, chiusa nelle regole convenzionali che lei stessa si crea e che fanno da difesa contro l’ammissione che in fondo lei  e il marito quasi sessantenne, così poco attraente nella sua rispettabilità, in fondo si amano.
Due comportamenti femminili che la scrittrice così commenta nella postfazione (parlando a proposito di uno spettacolo molto popolare, il Bengbeng): «La donna che riesce a imporsi in un mondo selvaggio e inospitale non è, come si è soliti credere, una rosa selvatica dallo sguardo fiero, dal piglio mascolino, armata di una frusta che non esita a usare alla minima provocazione. Queste sono fantasie inventate dalla gente di città in cerca di nuove emozioni».
Il primo racconto è ambientato a Hong Kong, il secondo a Shanghai, due città “autobiografiche”, perché Zhang Ailing nacque a Shanghai nel 1920, ma nel 1939 iniziò a frequentare l’Università di Hong Kong e tornò nella città natale durante l’occupazione giapponese.
Hong Kong è tratteggiata soprattutto con i colori sgargianti propri delle “cineserie”, non di rado la scrittrice ci descrive alcuni pezzi di città come fossero ninnoli preziosi. É la città della sua giovinezza e ci sembra di vedere lei nella ragazza Weilong, che sale verso la villa della zia.
Pur non essendosi mai occupata di politica, dopo l’avvento della Repubblica Popolare Cinese, in quanto proveniente da una famiglia borghese, si trovò in difficoltà e si trasferì prima a Hong Kong e poi negli Stati Uniti nel 1956. Non tornò mai più in Cina. Morì nel 1995.
É considerata come uno dei più importanti autori cinesi del Novecento.

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