Bacon

Bacon protagonista del libro di Littel

Bacon pittore – Littell scrittore: un’affinità elettiva

Jonathan Littel
Trittico
Tre studi da Francis Bacon
Traduzione di Luca Bianco
Einaudi 2014

 

 

 

Bacon al Prado. L’autore parte da qui, da questo luogo tanto amato dal pittore. Ne ricostruisce il percorso artistico con rigore, ma anche con passione. Non è un saggio di critica artistica, è molto di più, è un viaggio nella profondità della pittura di Bacon intrapreso con la sensibilità di chi è in sintonia con l’oggetto del suo studio.
Per questa corrispondenza emozionale è in grado di portare alla luce i significati più profondi «… della pittura di Francis Bacon, un artista che ha affrontato, con una tecnica inconfondibile e unica, molti dei fantasmi della modernità, dall’angoscia all’incomunicabilità, e soprattutto il grande tema del corpo. Bacon è anzitutto un pittore di figure deformate che sono in realtà specchio dei fantasmi interiori. » (dal risvolto di copertina).
In un breve video è possibile avere informazioni sintetiche su Francis Bacon.

Sommario:

  • Una giornata al Prado
    Bacon visitava il Prado con la guida di Manuela Mena Marqués, curatrice addetta alla collezione settecentesca e a Goya, e nel museo chiuso al pubblico si fermava a lungo davanti ai quadri di Velasquez e di Goya, studiando soprattutto il modo in cui la pittura era stesa sulla tela.
    Littel racconta le sue impressioni su Tre studi di figure ai piedi di una crocifissione del 1944 ed analizza altre sue opere. Usare le tecniche tradizionali in modo diverso per esprimere la violenza della realtà incarnata in pittura è l’interesse primario di Bacon. Questo risultato viene ottenuto dall’artista con la precisa rappresentazione delle sensazioni provate nell’abitare un dato corpo in un dato momento. Il che significa rappresentare ciò che il corpo sente nella pelle, nei muscoli, nelle ossa.
  • La grammatica di Francis Bacon
    Per Bacon la pittura era un modo per affrontare la giornata sbarazzandosi dei propri fantasmi più intimi. A chi, sconcertato, rifiutava la sua pittura così spaventosa rispondeva che non poteva essere più spaventosa della vita. Questa rappresentazione di orrore, che certa critica non accettava, era comunque presente nella coscienza collettiva del dopoguerra. Infatti sono gli anni in cui si contano le morti e le distruzioni e si svelano gli orrori dei campi di concentramento.
    Nelle opere di Bacon vi sono elementi ricorrenti. Questi formano spesso delle immagini enigmatiche. Littel legge alcune opere, evidenziando l’importanza del rapporto del pittore con il suo compagno George Dyer. In questo legame individua nel mito di Narciso, che muore contemplando la sua immagine, un suggestivo parallelo del pittore-Narciso che muore lentamente in pittura.
  • La vera immagine
    Secondo l’artista, dopo l’avvento della fotografia, la pittura è obbligata ad inventare nuovi mezzi per dire la propria verità. Per lui le opere che copiano la realtà sono solo illustrazioni. Infatti la vera realtà dell’immagine consiste nel saper catturare l’apparenza congiuntamente all’insieme delle sensazioni che questa apparenza suscita nel pittore. Dunque la realtà, in arte, è qualcosa di artificiale, deve essere ricreata. Realismo creatore, realismo soggettivo. Questo atteggiamento ha qualcosa di religioso (in un artista “profondamente” ateo). Ha a che vedere con le icone. Come nelle icone, anche nei quadri di Bacon, è la superficie che guarda lo spettatore e non viceversa. Infatti, non siamo noi che guardiamo le icone, ma sono le icone che guardano noi. Come in tutta la pittura moderna, la tendenza è verso uno spazio poco profondo.
    L’intento di Bacon è quello di captare forze più che riprodurre o creare forme. Solo così si può arrivare all’immagine vera, che è vera perché fatta di pittura.

In un video di circa mezz’ora dal titolo Francis Bacon – L’epopea dell’umano corpo  Sandro Lombardi legge il testo scritto da Testori. Vi sono molte immagini delle opere dell’artista.

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