Alessandro Baricco
La Sposa giovane
Feltrinelli 2015
La Sposa giovane è uno dei personaggi senza nome proprio che popolano questa storia rarefatta, di un’improbabile coerenza interna, e tuttavia armonica ed elegante.
Solo il maggiordomo (personaggio eccezionale) ha un nome proprio, Modesto, ma è un nome che ha la stessa funzione di quello degli altri, con la differenza che indica la qualità della funzione e non la sostanza: il Figlio, la Figlia, il Padre, la Madre, lo Zio sono sostanzialmente tali, entità metafisiche o divinità pagane, prive di quel senso morale che risulta per i miseri umani un pesante fardello.
La Sposa giovane, fidanzata del Figlio, (è diversa, lei, è umana e definita da un aggettivo, che la colloca nella precarietà dell’esistenza ) entra in questo mondo in cui la vita si svolge secondo riti precisi, regolati con insuperabile maestria da Modesto.
La trama è evanescente, ma c’è, tracciata con sapienza e con quel tanto di furbizia che stimola l’attesa del lettore.
«Siamo all’inizio del secolo scorso. La promessa Sposa è giovane, arriva da lontano, e la Famiglia la accoglie, quasi distrattamente, nella elegante residenza fuori città. Il Figlio non c’è, è lontano, a curare gli affari della prospera azienda tessile. […] E la Sposa lo attende dentro le intatte e rituali abitudini della casa, soprattutto le ricche colazioni senza fine. […] Il maggiordomo Modesto si aggira, esatto, a garantire i ritmi della comunità. Lo Zio agisce e delibera dietro il velo di un sonno che non lo abbandona neppure durante le partite di tennis. Il Padre, mite e fermo, scende in città tutti i giovedì. La Figlia combatte contro l’incubo della notte. La Madre vive nell’aura della sua bellezza mitologica. […]» (dal risvolto di copertina)
Si ha l’impressione che il mestiere copra l’ispirazione. C’è una costante ricerca dell’originalità, del non scontato, che a volte sconfina con la bizzarria e si risolve in scomposta eleganza (con qualche caduta di stile: perchè insistere sulla parola “esattezza” molte volte? addirittura nella stessa pagina; se voleva farne un amuleto, non ci è riuscito, perché risulta solo una noiosa ripetizione).
Interferisce con la vita dei personaggi la presenza rilevante dell’autore, che mescola ai fatti della storia le sue vicende, i suoi problemi, le sue riflessioni sul mestiere dello scrivere.
Anche le sue ossessioni, soprattutto quelle sessuali, che si dipanano in modo ambiguo, al limite del pornografico: alcune scene sembrano gratuite, non necessarie all’economia della storia.
Tutto sommato è una favola scabrosa.
Con una filosofia sottesa: la neutralità delle cose («… diamo un senso alle cose, ai luoghi, a tutto: eppure non riusciamo a fissare nulla, torna tutto subito neutrale, oggetti presi in prestito, idee di passaggio, sentimenti fragili come cristallo. Perfino i corpi, la voglia dei corpi: imprevedibile. Possiamo bersagliare qualsiasi pezzo di mondo con tutta l’intensità di cui siamo capaci e quello, un’ora dopo, è di nuovo appena nato.»)