Mirabile Dumas
Alexandre Dumas
Il conte di Montecristo
Traduzione di Margherita Botto
Einaudi 2014
Mirabile Dumas ! Ecco un romanzo di cui tutti conoscono la trama. Eppure credo che non ci sia lettore che si sottragga al suo fascino (che sia una droga?)
Che cosa dovete giurare prima di intraprendere questa lettura?
-di non provar rimorso guardando l’orologio che, senza che ve ne accorgiate, ha fatto un bel balzo in avanti
-parimenti di non pentirvi osservando là sul tavolo una pila di libri “importanti” che avete iniziato e non ancora finito
-di non scandalizzarvi di fronte a palesi errori cronologici, assurde digressioni, zeppe e ripetizioni
-di non aspettarvi di conoscere i grandi avvenimenti dell’epoca (ma qualche pettegolezzo – che, si sa, potrebbe non esser vero – sui fatti storici del momento, quello sì, ed anche gustoso)
-di non infastidirvi per qualche tiritera, piena di sentimenti elevati e di banalità, inneggiante al buon senso comune più conformista
-di non storcere il naso per la sciattezza dello stile
A chi è consigliato?
-allo studente che sta preparando un esame (che so… di calcolo, o di fisica nucleare, o di astronomia, o magari di arabo, intendendo per questo qualcosa di piuttosto impegnativo)
-al conferenziere che deve presentare ad un pubblico di dotti (da convincere, ovviamente) la sua teoria
-all’insegnante che deve assolutamente correggere i compiti di cinque o sei classi, assolutamente, viste le scadenze burocratiche
-al contabile, il cui posto di lavoro è legato alla puntualità della consegna dei suoi rendiconti
insomma, si è capito: a chi non avrebbe tempo da perdere, ma si è detto: “per rilassarmi un po’, mi leggo qualche pagina, ogni tanto, di questo mirabile Dumas, così, tanto per fare una pausa…”
Finito il tomo di più di 1200 pagine (lette di fiato per tutto il tempo che si sarebbe dovuto dedicare alle incombenze di cui sopra), invece di piangere per il poco tempo che rimane per rispettare le scadenze su menzionate, si piange perché il romanzo è finito.
Mirabile Dumas!
Il conte di Montecristo ci ha rapiti nel suo mondo e finché la sua avventura non si è conclusa – ma la fine lascia la speranza di una continuazione – finché il libro non si chiude sull’ultima pagina, non si è più liberi.
«ha centosettant’anni, ma non perde un colpo. […] ha lasciato, e lascia tuttora, col fiato sospeso folle di lettori di ogni estrazione sociale e di ogni paese. […] Ma non c’è trasposizione, necessariamente lacunosa, data la mole del romanzo, che valga il godimento di aprirlo e rimanere intrappolati senza scampo nel suo inesorabile ingranaggio narrativo, che funziona sempre anche se si sa già come andrà a finire la vicenda. […] Gramsci lo ha bollato come il più oppiaceo dei romanzi popolari […] Nella sua scia, ma senza alcuna condanna ideologica, Umberto Eco lo ha fatto accedere, finalmente, al canone della tradizione letteraria, celebrando il suo protagonista come una delle più riuscite incarnazioni del “superuomo di massa”» (dai risvolti di copertina)
«Il conte di Montecristo è senz’altro uno dei romanzi più appassionanti che siano mai stati scritti e d’altra parte è uno dei romanzi più mal scritti di tutti i tempi e di tutte le letterature» Umberto Eco. (dal retro di copertina)