Patrick Modiano
Rue des Boutiques Obscures
Editions Gallimard, 1978
Guy Roland. Amnesia, indagine, ricerca.
La ricerca della propria identità può considerarsi, ad un certo punto, conclusa?
Io non lo credo. E neppure Modiano.
Chiunque si ponga la fatidica domanda (Ma chi sono io veramente?), non troverà mai la risposta definitiva, non in buona fede comunque.
Per questo siamo tutti, almeno un po’, Guy Roland, impiegato in un’agenzia investigativa e affetto da amnesia; è forse questa la forza del romanzo, l’inevitabile partecipazione del lettore al profondo malinconico (oh, niente di straziante: tutto si svolge sottovoce, con discrezione) senso di impotenza che prova il protagonista quando, arrivato quasi alla ricostruzione del proprio passato, un particolare manda tutto all’aria e il dubbio vanifica ogni conquistata certezza.
All’inizio la sua ricerca è vaga e inconcludente, sembra che non possa portare a niente di concreto e il protagonista è sconsolato:
«Non, il ne m’avait pas reconnue. Personne ne me reconnaissait».
Poi le tracce con qualcosa di familiare si infittiscono e sembra di arrivare ad una soluzione; ad ogni nuova scoperta Guy Roland si identifica sempre più con la persona di cui sta seguendo le tracce: sono piccoli passi verso la sicurezza della propria identità; ma ecco che una tessera del mosaico che sta ricostruendo nella sua mente risulta incongrua e la disillusione lo getta indietro, perché non tutto quadra, c’è un piccolo scarto, e nasce il dubbio; inevitabilmente Guy si chiede se quei brandelli di ricordi siano veramente i suoi o se stia immergendosi nella vita di un altro credendola sua:
«Des lambeaux, des bribes de quelque chose, me revenait brusquement au fil de mes recherches… Mais après tout, c’est peut-être ça, une vie… Est-ce qu’elle s’agit bien de la mienne? ou de celle d’un autre dans laquelle je me suis glissé?»
Sembra un libro disperato, ma per fortuna c’è ancora qualcosa che Guy può tentare, in un altro luogo, in un altro mondo, magari in Via delle Botteghe Oscure.
Guy è una voce della declinazione a cui appartiene Bijou, anche qui da una foto parte la ricerca del proprio passato; ed anche qui non c’è conclusione, non può esserci, perché l’indagine su noi stessi dura tutta la vita.
Il romanzo è stato tradotto nelle Edizioni Bompiani 2014.
L’opera ha ottenuto il premio Goncourt nel 1978.
Dal retro di copertina:
Qui pousse un certain Guy Roland, employé d’une agence de police privée que dirige un baron balte, à partir à la recherche d’un inconnu, disparu depuis longtemps? Veut-il se retrouver lui-même après des années d’amnésie?
Au cours de sa recherche, il recueille des bribes de la vie de cet homme qui était peut-être lui et à qui, de toute façon, il finit par s’identifier. Comme dans un dernier tour de Manège, passe les témoins de la jeunesse de ce Pedro Mc Evoy, les seuls qui pourraient le reconnaître:Denise Coudreuse, Freddie Howard de Luz, Gay Orlow, Dédé Wildmer, Scouffi, Rubirosa, Sonachitzé, d’autres encore, aux noms et aux passeports compliqués, qui font que ce livre pourrait être l’intrusion des âmes errantes dans le roman policier.