Cecilia suona il violino

Cecilia

Cecilia suona il violino

Tiziano Scarpa
Stabat mater
Einaudi 2008

Cecilia suona il violino: a Venezia l’Ospedale della pietà raccoglie orfane e abbandonate. Le bambine con predisposizione vengono istruite nella musica, le altre diventano inservienti e lavorano in cucina.

Di giorno Cecilia suona il violino nell’orchestra dell’orfanatrofio, anonima creatura invisibile dietro le grate metalliche della chiesa. Di notte scrive lettere alla madre che non ha mai conosciuto.
(dalla quarta di copertina)

Alle suonatrici, a Cecilia, viene impartita una buona educazione che a volte permette loro di contrarre un buon matrimonio. Cecilia, sedici anni, soffre di insonnia. Alla notte si alza e in un posticino tutto suo scrive lettere alla “Signora madre” che non conosce. Le giornate tutte uguali; Cecilia e le altre ragazze, segregate dal mondo, con rare e controllate uscite, suonano nella chiesa al riparo degli sguardi di tutti.

La musica per lei è un’abitudine come tante, un opaco ripetersi di note. Dall’alto del  poggiolo sospeso in cui si trova relegata a suonare, pensa “Io non sono affatto sicura che la musica si innalzi, che si elevi. Io credo che la musica cada. Noi la versiamo sulle teste di chi viene ad ascoltarci”.
(dal risvolto di copertina)

Cecilia annega nella sua sensazione di nulla, di morte, di abbandono (come la musica del vecchio don Giulio che non esprime niente). Finché arriva Vivaldi…

Ma un vento primaverile potrebbe scompaginare la sua vita, e i polverosi spartiti delle giovani musiciste: è arrivato un nuovo insegnante di violino e maestro compositore. Ha i capelli color del rame, il suo nome è Antonio Vivaldi.
(dalla quarta di copertina)

La conclusione è racchiusa nella carta verdeazzurra trovata su Cecilia quando fu  abbandonata all’Ospedale ad appena pochi giorni di vita.

Storia veneziana.
Storia inusuale.

Tiziano Scarpa  con questo romanzo vince il premio Strega.
Autore di diversi libri, scrive su ilprimoamore.com

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