L’elefante scomparso

Haruki Murakami
L’elefante scomparso
e altri racconti
Traduzione di Antonietta Pastore
Baldini&Castoldi 2001

«Ero solo stupita. Del fatto che le mie giornate fossero tutte uguali. Che le mie orme venissero spazzate via dal vento in un baleno, prima che avessi il tempo di riconoscerle.»

Incontri sospesi, situazioni in bilico tra ciò che dovrebbe accadere e ciò che non si ha il coraggio di fare.
Quello dei racconti è il Murakami che preferisco: la brevità consente quelle conclusioni malinconicamente incomplete, come se ai protagonisti mancasse la forza di portare a termine quel che è stato intrapreso.
Chi sono i protagonisti? In genere giovani trentenni, a volte maschi, a volte femmine, a cui può capitare qualcosa di straordinario, come l’incontro con un incendiario di granai, o con un nano ballerino, o con un vero e proprio mostro; ma può succedere anche qualcosa di molto comune, come trovare una ragazza che prende il sole, o andare a tagliare l’erba in giardini privati.
Alcuni racconti ci portano dentro la piatta normalità di una vita quotidiana banale che si ripete monotona, ma poi ci si accorge che i vari momenti dell’esistenza dei protagonisti non si incastrano in modo esatto, c’è come uno scarto: ne nasce un senso di disorientamento e il quadro che ne risulta ha qualcosa di sballato.
In altri racconti l’elemento anormale, straordinario, emerge in modo esplicito; gli ingredienti sono quelli delle favole, incantesimi, malefici, mostricciattoli.
Di fronte alle stranezze che si presentano ai protagonisti, la risposta è uno sguardo assorto, meditativo e l’accettazione del bizzarro, per arrivare, infine, alla rinuncia della razionalità e all’inazione. Anche quando può costare molto.
Sparsi qua e là deliziosi quadretti descrittivi, molto nipponici.
«Pochi scrittori come Murakami, che raccoglie l’eredità di Akutagawa e l’amalgama con gli influssi europei di Kafka e dell’espressionismo, sono capaci di far risuonare le note surreali e i trasalimenti dell’imponderabile nelle banalità della vita quotidiana. … la fantasia dell’autore si muove tra minimalismo e surrealismo in chiave postmoderna, per ricreare con fantastica precisione momenti dell’esistenza in cui tutto, con stupore e trepidazione, può realisticamente accadere» (dal risvolto di copertina).

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