Martin Suter
Il talento del cuoco
Traduzione di Manuela Cervini
Sellerio 2012
Inizio Marzo 2008, fine Aprile 2009: in questo lasso di tempo il mondo è sconvolto dalla crisi finanziaria, dall’altalena delle borse internazionali, dai contraccolpi della globalizzazione, dall’elezione di un Presidente nero alla guida degli USA… (quest’ultima “catastrofe” è tale per certa fascia di affaristi): «Le banche centrali di tutto il mondo pompavano miliardi nel mercato finanziario per garantire la liquidità. Dieci grandi istituti bancari avevano creato un fondo da settanta miliardi di dollari per evitare il panico delle borse internazionali».
Un mese dopo «La crisi era arrivata in Europa. L’Inghilterra aveva statalizzato Bradford & Bingley, il Benelux il quarantanove per cento del gruppo finanziario Fortis. La banca danese Roskilde si era salvata solo grazie ai concorrenti. Il governo islandese aveva rilevato la terza benca del paese, la Glitnir, poi aveva posto tutte le altre sotto controllo statale e aveva lanciato con insistenza l’allarme per il rischio default. I governi europei stavano stanziando un bilione di euro per il settore finanziario. Anche la Svizzera sembrava pronta a prendere ulteriori provvedimenti per stabilizzare il sistema finanziario e garantire la solvibilità delle banche».
E in Svizzera siamo, a Zurigo.
Qui dallo Sri Lanka è arrivato Maravan, un giovane tamil con raffinate abilità culinarie ma ridotto a fare lo sguattero in un ristorante di lusso: il suo stato di rifugiato non gli permette altro; così lui, che saprebbe svolgere in modo eccellente l’attività di cuoco è bistrattato, umiliato e considerato meno di nulla.
La sua vita è resa più ansiosa e difficile dalla necessità di aiutare la famiglia d’origine che vive nella zona di scontro tra i terroristi tamil e il governo cingalese: è una delle tante guerre che si tramutano inevitabilmente nella strage di popolazione civile e che il mondo dimentica rapidamente, con sollievo dei trafficanti d’armi che possono così continuare indisturbati i loro lucrosi affari.
Maravan incontra Andrea, una ragazza svizzera che fa la cameriera nello stesso locale. Le loro vite si intrecciano e nasce quella cosa curiosa denominata Love Food (che i megalomani possono tentare di imitare seguendo le ricette riportate alla fine del romanzo).
Si legge con leggerezza, ma non è superficiale, né banale. Anzi.
Il protagonista commuove per quel misto di ingenuità e sapienza, di timore ed orgoglio, che appartiene ad un altro mondo dove contano ancora le tradizioni e la religiosità; commuove perché è indifeso di fronte al cinismo di una società arrogante che si crede superiore e che invece viene svelata in tutte le sue miserie.
È anche la storia delle diversità che vivono fianco a fianco, in mondi paralleli, diversità di razza, di mentalità, di orientamento sessuale, di grado sociale, di ricchezza, di potere: se si intrecciano con pari dignità diventano relazioni umane ricche e significative, ma se al riconoscimento si sostituisce la sopraffazione, non ne viene nulla di buono.