Donna Imperiale

Donna imperiale
Pearl S. Buck
Mondadori 1965

Vecchio Buddha. Riferito a una donna non sembra un complimento, ma solo per noi “barbari” occidentali. Riferito ad una Imperatrice,  e dal suo popolo,  è l’apprezzamento più gradito. Nella sua premessa l’autrice mette in evidenza la grande popolarità che ebbe questa donna arrivata al potere  grazie alla sua intelligenza e ferrea volontà più che per la sua bellezza che pure la rendeva affascinante: «Il suo popolo l’amò; non tutto il suo popolo, poiché i rivoluzionari, gli impazienti la odiavano a morte, e lei odiava loro. Ma i contadini e la popolazione dei piccoli centri la veneravano. Decenni dopo la sua scomparsa, vidi villaggi nell’entroterra della Cina in cui i cinesi la credevano ancora viva e si spaventavano venendo a sapere ch’era morta. “Chi si occuperà di noi, adesso?” gridavano. Questo, forse, è il giudizio decisivo su un monarca»
In questo libro è racchiusa la sua storia, ma anche quella della Cina di allora tormentata da rivolte e dall’impatto sconvolgente e aggressivo con l’Occidente che mandando avanti i missionari ed usando a proprio vantaggio le reazioni contro di essi della popolazione cinese tenta in ogni modo di ottenere basi commerciali e guadagni economici.
L’odio contro lo straniero è una costante del pensiero dell’Imperatrice, ma come darle torto?: «Nessuno in Cina, prima di allora, aveva mai osato dichiarare che la sua religione era l’unica vera. Per centinaia di anni, i seguaci di Confucio e di Buddha e di Lao Tse avevano vissuto insieme in buona armonia, ciascuno onorando gli dei e gli insegnamenti degli altri. Non così, invece, si comportavano i cristiani, che ripudiavano tutti gli dei eccettuato il loro. E ormai tutti sapevano che dove arrivavano prima i cristiani, li seguivano subito dopo mercanti e navi da guerra».
Lei, bella, colta, intelligente, forte, («Questa donna imperiale, dal genio così versatile e così ricco, sarebbe potuta essere grande in un campo qualsiasi se fosse stata capace di far prevalere una sua dote sull’altra, ma non riusciva a decidere quale attività intellettuale preferisse, e pertanto faceva un po’ di ogni cosa, eccellendo in tutto») si oppone implacabilmente a questa penetrazione e cede solo quando, ormai, non c’è più modo di resistere. Una donna eccezionale, una donna orientale che quando guarda verso l’odiato Ovest vede un’altra donna eccezionale, che lei sente come sorella, e che le fa da contrappunto: la regina Vittoria. Contemporanee, con le loro azioni di governo sono l’emblema dell’incontro-scontro tra Occidente ed Oriente.
L’autrice sembra suggerire che quando una grande donna governa, è più brava di qualsiasi uomo: in effetti Tzu Hsi (oggi più spesso denominata Cixi) è in un certo senso costretta a governare invece degli imperatori che si succedono – il consorte, il figlio, il nipote – e che si dimostrano tutti deboli, incapaci e corrotti. Lei sacrifica tutto, anche il suo unico grande amore, e persegue con fermezza e autocontrollo i suoi fini, accettando la solitudine del potere, di cui sente certamente il fascino, ma anche la gravosa responsabilità. Perché la sua lotta non è solo per il Trono, ma fa tutt’uno con l’idea di un impero libero dalle influenze straniere.
Figura grandiosa, anche nei suoi errori; e quel che sembra egoismo e capriccio rientra, in fondo, nell’alta considerazione che questa “donna imperiale” ha della carica che ricopre. L’andamento epico che assume la narrazione la esalta  e la solleva a dimensioni mitiche.
Ho letto questo libro ( di un’autrice da me amata molto in giovanissima età) dopo aver visto la mostra sulla dinastia Manciù – la dinastia dell’Ultimo imperatore di Bertolucci, per intenderci; mi sono meravigliata di trovarlo così interessante ed attuale; me lo immaginavo quasi come un romanzetto rosa; vi sono invece uno spessore storico ben documentato ed una capacità di penetrazione psicologica sorprendente (da Premio Nobel, infatti).
Dal retro di copertina: «”Donna Imperiale” è la biografia romanzata di Tzu Hsi, l’ultima Imperatrice della Cina, terra che Pearl S.Buck ha sempre amato come sua seconda patria. Nessuno meglio di lei poteva descrivere la vita di una donna, di un’Imperatrice la cui importanza storica fu pari a quella di Caterina di Russia o di Vittoria d’Inghilterra. Tzu Hsi è vagamente conosciuta dagli europei per il suo odio irriducibile contro gli stranieri e per l’appoggio dato alla rivolta sanguinosa dei famigerati Boxers. Pearl S. Buck ribalta questo giudizio e dalle sue pagine potentemente evocative emerge il ritratto di una donna che da concubina divenne imperatrice, e che per tutta la vita fu adorata dal suo popolo».

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